Colorimetria e sue applicazioni nei processi.

La natura della luce

La luce ha una doppia natura, ossia si può descrivere con due modelli fisici differenti:

Natura ondulatoria della luce

La luce è una radiazione elettromagnetica compresa tra la lunghezza d'onda di 380 e 780 nanometri (1 nm = 1/1.000 µm = 1/1.000.000 mm = 1/1.000.000.000 m).

Detta così, ovviamente, ha bisogno di qualche spiegazione, ma ci accontentiamo di qualche cosa di abbastanza sommario.

È una radiazione elettromagnetica, ossia un campo elettromagnetico che si propaga in modo ondulatorio, quindi si parla anche che è un'onda elettromagnetica.

Un campo elettromagnetico potremmo dire (sperando di non scandalizzare troppo gli insegnanti di fisica) è una situazione che si può manifestare nello spazio, in presenza o meno di materia, quindi anche nel vuoto), in cui viene collocata una particella elettrica questa è soggetta a forze di intensità e direzione diverse a seconda dello stato di quiete o di movimento della particella. Ma a dire il vero sapere esattamente cosa sia non ci interessa molto per lo studio della colorimetria.

Però ci interessa dire che un campo elettromagnetico può avere intensità e direzione variabili e che può propagarsi in forma d'onda. Significa che se in una zona dello spazio c'è un campo elettromagnetico che varia nel tempo, questo influenza le zone adiacenti, come se fosse un onda. Pensiamo alle onde sulla superficie di uno stagno, per avere un idea, o agli spettatori che fanno la ola allo stadio. L'onda si muove, si propaga velocemente, ma gli spettatori non si spostano, si alzano e si abbassano soltanto.

Guardiamo questa animazione cliccando qui (è necessario avere javascript attivo sul proprio browser).

Pensiamo alla densità (alla tonalità del grigio) nell'animazione come all'intensità del campo elettromagnetico.

Questa è un'onda che si propaga in modo rettilineo, ma le onde elettromagnetiche si propagano in modo sferico, nello spazio, a partire da una sorgente.

Se prendiamo in considerazione un "raggio" uscente dal centro, quello che succede è quello che si vede nell'animazione.

Riusciamo a vedere bene che tra due zone di massima intensità c'è una distanza che rimane costante: quella distanza si chiama lunghezza d'onda, e si indica di solito con "λ" che è la lettera greca "lambda". La lunghezza d'onda nel S.I. ha per unità di misura il metro (m), o un suo multiplo o un suo sottomultiplo.

Riusciamo a vedere bene anche che l'onda ha una velocità di propagazione, che si indica di solito con "c". nel S.I. la velocità di propagazione ha ha per unità di misura il metro/secondo (m/s), o un suo multiplo o un suo sottomultiplo.

Inoltre, se ci fissiamo a guardare una qualsiasi zona dell'onda, osserviamo che in un certo intervallo di tempo torniamo alla situazione di massima intensità, un certo numero di volte. Questo indica la frequenza e si indica di solito con "f". Di solito si misura in "hertz" (il cui simbolo è "Hz") che sta a significare "oscillazioni al secondo" (nel caso della nostra animazione è così lenta che ha una frequenza molto bassa, inferiore a 1 Hz). Dimensionalmente è [Hz] = [1/s] = [s-1], e quindi è un'unità di misura del S.I.

Infine possiamo vedere che l'intensità dell'onda varia da un massimo a un minimo: la differenza tra l'intensità minima e massima rappresenta l'ampiezza dell'onda.

La sua unità di misura dipende dal particolare fenomeno ondulatorio preso in considerazione: ad esempio per un'onda sulla superficie di uno specchio d'acqua interesserà l'altezza del pelo dell'acqua rispetto alla posizione intermedia tra il massimo e il minimo.

In questo caso, poiché stiamo analizzando i fenomeni ondulatori elettromagnetici, e poiché le onde elettromagnetiche trasferiscono energia (senza spostare materia), la grandezza che interessa è la potenza in gioco, detta flusso radiante, che rappresenta la potenza della radiazione (pertanto è detto anche potenza radiante), la cui unità di misura nel S.I. è il watt (W), o un suo multiplo o sottomultiplo.

Altra grandezza che interessa, strettamente correlata al flusso radiante, è la radianza, che nappresenta in un certo senso la "concentrazione" del flusso radiante.

Vale sempre la semplice relazione:

c = λ·f

Nel caso delle radiazioni elettromagnetiche la velocità di propagazione di queste varia a seconda del mezzo attraversato.

Nel vuoto, ma nell'aria non è troppo differente, è (circa):

c = 300.000.000 m/s = 300.000 km/s = 1.080.000.000 km/h

È quella che si dice "la velocità della luce", infatti, e l'abbiamo già detto, la luce è una particolare radiazione elettromagnetica.

E quindi, poiché la velocità di propagazione è praticamente sempre la stessa, sarà anche:

λ = c / f

e

f = c / λ

Esistono diversissime onde elettromagnetiche, che si distinguono principalmente per la lunghezza d'onda (e quindi per la frequenza) visto che la velocità di propagazione è sempre la stessa.

Ad esempio le onde radio sono onde elettromagnetiche di frequenza compresa tra i 0 e i 300 GHz (300.000.000.000 Hz), ossia con:

λmin = c/fmax = 300.000.000 (m/s) /(300.000.000.000 Hz) = 1/1000 m = 1mm

hanno quindi lunghezza d'onda superiore a 1mm.

Se guardate la vostra radio FM vedete che la frequenza va (di solito) da 87 a 108 MHz, ossia da 87.000.000 a 108.000.000 Hz, ossia da:

λmin = c/fmax = 300.000.000 (m/s) /(108.000.000 Hz) = 2,78 m

a:

λmax = c/fmin = 300.000.000 (m/s) /(87.000.000 Hz) = 3,45 m

La luce abbiamo detto che è una radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda che va da (circa) 380 nm a (circa) 780 nm. Al di fuori di questo intervallo il nostro occhio non percepisce nulla.

Si possono facilmente calcolare le corrispondenti frequenze: buon divertimento.

Le radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d'onda superiore 780 nm non sono visibili e fino a circa 1mm costituiscono le radiazioni infrarosse (IR).

Le radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d'onda inferiore a 380 nm non sono visibili e fino a circa 10 nm costituiscono le radiazioni  ultraviolette (UV).

Colore e lunghezza d'onda

La lunghezza d'onda è legata alla sensazione di colore della luce.

Le lunghezze d'onda più prossime ai 380 corrispondono al blu-violetto.

Le lunghezze d'onda di media lunghezza corrispondono al verde.

Le lunghezze d'onda più prossime ai 710 nm corrispondono al rosso.

Con in mezzo tutte le sfumature: rosso, arancione, giallo, verde, cyan, blu, violetto sono solo dei nomi: e l'arcobaleno non ha 7 colori, ma infiniti.

Una radiazione che comprende una sola lunghezza d'onda è detta radiazione monocromatica.

I magenta non possono mai essere monocromatici, ma almeno bicromatici.

I colori che vediamo sono in genere costituiti da radiazioni composte da diverse, anche moltissime, lunghezze d'onda, di diversa intensità a seconda della lunghezza d'onda.

Il nostro occhio non è ugualmente sensibile a tutte le lunghezze d'onda, ma ha maggior sensibilità per le lunghezze d'onda di 555 nm, via via decrescente verso i 380 nm e verso i 780 nm, dove è pressoché nulla. Quindi 380 nm e 780 nm non sono dei limiti "netti".

Questi limiti sono poi dei limiti dell'"osservatore medio", in quanto non tutti abbiamo esattamente la stessa sensibilità (ecco perché a volte si trovano indicati come limiti 380nm e 710nm, a volte 380nm e 760nm).

Lo spettro radiante

Lo spettro radiante descrive la potenza radiante specifica emessa da una una sorgente radiante (ossia emittente una radiazione elettromagnetica) in corrispondenza di ogni lunghezza d'onda.

Quando una grandezza è espressa in corrispondenza di ogni lunghezza d'onda, significa che è espressa in funzione della lunghezza d'onda, viene detta grandezza spettrale, quindi in questo caso si parlerà di potenza radiante spettrale (o flusso radiante spettrale).

A volte lo spettro radiante di una sorgente ne esprime, anziché la potenza radiante spettrale, la radianza spettrale, grandezza che è strettamente correlata alla potenza radiante spettrale, essendo come abbiamo detto, correlate tra loro la radianza e la potenza radiante.

Lo spettro radiante è quindi una funzione S(λ), che può essere descritta mettendolo in ordinate in un diagramma cartesiano, con in ascisse le lunghezze d'onda λ.


Spettro radiante di una sorgente che emette nel campo del rosso-arancione. Essendo una radiazione visibile la sorgente considerata è una sorgente luminosa.


Spettro radiante di una sorgente che emette nel campo dell'ultravioletto. Essendo una radiazione non visibile la sorgente considerata non è una sorgente luminosa (è una sorgente UV).


Spettro radiante di una sorgente che emette nel campo del rosso e IR. Essendo una radiazione che emette anche nel campo visibile è una sorgente luminosa.


Spettro radiante di una sorgente quasi monocromatica che emette nel campo del blu.

Se ci limitiamo a rappresentare lo spettro radiante solamente nel campo delle radiazioni visibili, lo possiamo chiamare anche spettro luminoso.

Potenza radiante (totale) di una sorgente

È rappresentata dall'area sottesa dal grafico della potenza radiante spettrale.



Due sorgenti con diversa potenza radiante: la sorgente A ha doppia potenza radiante rispetto alla sorgente B (hanno però la medesima tinta e la medesima purezza. Il significato rigoroso dei concetti di tinta e purezza verrà spiegato più avanti).

Ovviamente la potenza radiante non corrisponde alla luminosità della sorgente, a causa della differente sensibilità dell'occhio alle diverse lunghezze d'onda: l'occhio è più sensibile nel campo del verde, rispetto al blu e al rosso.



Tre sorgenti aventi uguale potenza radiante, ma con luminosità differente: la sorgente B, avendo spettro nel campo del verde, risulterà più luminosa rispetto alla sorgente A. La sorgente C avendo spettro interamente nel campo dell'UV ha luminosità nulla.

La sorgente equienergetica

È una sorgente avente spettro con potenza radiante spettrale costante in tutto il campo del visibile. La radiazione viene percepita come bianca.




Spettro equienergetico

Altre grandezze spettrali


Ogni grandezza che dipende dalla lunghezza d'onda può essere rappresentata mediante il suo spettro, non solo la potenza radiante.

Si parlerà pertanto di:



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Livio Colombo
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